Anche se in parte il telescopio stesso ingrandisce, sono gli oculari, che potremmo definire
come delle sofisticatissime lenti di ingrandimento, che hanno il compito di ingrandire l'immagine.
Per sapere esattamente quale è l'ingrandimento con cui il telescopio sta lavorando
in quel momento, bisogna dividere la lunghezza focale del telescopio per quella dell'oculare,
che troviamo segnata quasi sempre sull'oculare stesso ed è espressa in millimetri: una scritta
del tipo 26 S.P., significa 26 mm di lunghezza focale e schema ottico di tipo Super Plossl.
Facciamo un esempio:
applicando ad un telescopio con focale di 1 metro (1000 mm) un oculare con lunghezza focale di
25 mm, avremo (1000:25=) 40 ingrandimenti, mentre montando un oculare di 10 mm, otterremo invece
(1000:10=) 100 ingrandimenti. Gli stessi oculari montati però su un altro telescopio di
diversa lunghezza focale, poniamo pari a 1,5 metri (1500 mm), daranno 60 ingrandimenti (il 25
mm) e 150 ingrandimenti (il 10 mm).
L'immagine viene molto influenzata dall'ingrandimento. Aumentandolo diminuisce la luminosità
del soggetto, nonché il contrasto. C'è perciò un limite all'ingrandimento massimo oltre al
quale non conviene andare pena uno scadimento eccessivo dell'immagine. Solitamente si usa la
formula del "doppio del diametro dell'obiettivo" (del telescopio), cioè con telescopi da 100
mm di diametro non è consigliabile oltrepassare i (100x2=) 200 ingrandimenti. La formula è molto
orientativa, perché l'ingrandimento massimo è influenzato dalla turbolenza dell'aria, che è
molto più vistosa a forti ingrandimenti, ed anche dallo schema ottico del telescopio
(soprattutto negli Schmidt-Cassegrain, dove la notevole ostruzione del secondario mal
sopporta gli alti ingrandimenti raggiungibili con un telescopio non ostruito).
Penso che tutti abbiate presente quelle lampade con braccio snodabile che si montano sulle
scrivanie. Esse ci danno un buon esempio di come funziona l'ingrandimento. Tenendole vicino
alla superficie del tavolo producono un cerchio di illuminazione piccolo ma molto luminoso,
mentre aumentando la distanza, aumenta il diametro della superficie illuminata, ma diminuisce
la sua luminosità. Paragonando il cerchio di luce ad un oggetto celeste, ad esempio un pianeta,
possiamo vedere che con bassi ingrandimenti otterremo un'immagine piccola, molto luminosa, ed
anche ben dettagliata, mentre aumentando l'ingrandimento, oltre a diminuire la luminosità,
diminuiranno anche il contrasto ed il dettaglio. Prendo a prestito dal sito della Vixen questa foto che ben riproduce
l'effetto di un ingrandimento ottimale (a sinistra) e di un ingrandimento troppo elevato (a destra)
di Saturno. Foto
Abbiamo parlato finora di ingrandimento massimo applicabile al telescopio, ma c'è anche un
ingrandimento minimo oltre il quale non conviene scendere ed è dato dalla divisione del diametro
dell'obiettivo (in mm) per 7. Se l'oculare ha una pupilla di uscita superiore ai 7 mm (che è
il diametro massimo della nostra pupilla dilatata), perderemmo parte della luminosità che ci
viene trasmessa. Ecco che con un telescopio da 20 cm di diametro avremo un ingrandimento minimo
utile di (200:7=) 29.
Il discorso ingrandimenti è un discorso molto complesso. E' difficile, secondo me, dire a priori
(come tanti alle prime armi vorrebbero) quale è per ogni soggetto l'ingrandimento più adatto.
Il tipo di telescopio, la qualità del cielo, la turbolenza dell'aria (parametri questi ultimi
due che ovviamente cambiano di sera in sera) hanno una grande influenza sull'ingrandimento
stesso e comunque sulla resa in generale del telescopio. Come sempre la cosa migliore, e penso
anche la più divertente, è quella di provare sempre il proprio parco oculari ogni sera, ed
osservare la differenza nella qualità dell'immagine con i vari ingrandimenti.